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LA
GIUSTIZIA RIPARATIVA! Basta
odio evitiamo di cadere..
occorre
“riconciliazione e giustizia” ACR e CRV
Promosso dal Centro Asteria, lunedì 20/2/2017
all’auditorium di via Meda – Milano, di fronte ad un pubblico di circa 1250
persone di cui 1200 ragazzi di scuole milanesi e lombarde abbiamo assistito a
un progetto culturale “no alla violenza”.. Invitati dalle suore conosciute al
Centro Asteria durante un corso con l’ODG milanese di aggiornamento per i
giornalisti il 18 febbraio u.s., dove è stato presentato un bel libro che
leggeremo, di Paola Uccello, una collega giornalista, rivolto ai giornalisti e
agli insegnanti. Del libro interessante e molto concreto, vi parleremo in altra
de Il Milanese. Entrati all’auditorium ci siamo trovati di fronte un oceano di
giovani studenti, dicevamo così ad occhio circa 1200! Sul palco, tre persone:
Agnese Moro, figlia dello statista rapito, processato e ucciso, con gli uomini
della sua scorta, dalle Brigate Rosse negli anni di piombo del 1978. Di fianco
a lei Franco Bonisoli, uno dei brigatisti che con Franceschini e Faranda,
guidarono le BR in quell’azione che tenne in scacco lo Stato italiano, che con
la DC e il PCI “con la decisione di non trattare con loro, condannò a morte
Aldo Moro” il papà di Agnese ed ex Presidente della DC. Franco, dissociato e
che tramite questa legge ha saldato il suo debito con la giustizia che lo aveva
condannato a ben 4 ergastoli. Una terza persona sta seduta con loro ed è
Claudia, nipote di uno degli uomini uccisi dai brigatisti rossi. Espongono le
loro tesi e spiegano il perché dopo un progetto che li ha visti convivere
insieme hanno deciso di aderire a modo loro a questo progetto che spiega ai
giovani studenti e ai loro insegnanti il rifiuto della violenza e la
pacificazione della giustizia riparativa. La suora dà la parola ai ragazzi per
le domande, inizia Chiara della scuola “Salvator Allende” e via.. via molti
ragazzi con qualche insegnante. Domande tipo: “Come mai condannare a morte…
cosa ne pensa degli autori.. e degli attori.. come mai Moro e non altri
politici… se avessero trattato avreste ucciso lo stesso Moro? …Perché di questa
azione terrorista… chi furono i complici… come mai perdono, conciliazione e non
vendetta?! Orgoglio di una nazione… calpestato.. a che fine… quale obbiettivo di
questo processo… perché dissociarsi e perdonare? E tantissime altre domande.
Risponde Agnese Moro: “Papà era insegnante in università “diritto penale” ed
era contro la condanna a morte e all’ergastolo, per lui ogni persona è
preziosa, nonostante l’avessero ucciso sarebbe stato contrario ad esecuzioni
sommarie, voleva chiarire, capire il perché. Come padre aveva sempre “cercato”
di valorizzare “l’amore, non l’odio”… il “volontariato” come espiazione…
secondo i dettami di Paolo VI e del Cardinal Martini… si pensò di aver
rispettato il volere di Aldo Moro… lasciato solo dai suoi collaboratori
incapaci di tentare la sua liberazione… per la stupida “ragion di Stato”… la
Costituzione nata dalla Resistenza portatrice di pace… non di guerra, perché
odio genera odio, mentre il perdono crea la pace. La Costituzione ha tolto il
potere a pochi per darlo a tanti, al popolo e rilancia la politica per
risolvere i problemi, invita ad ascoltare le persone e fare politica con quelle
persone (partiti) non per quelle persone “non violenza, ma dialogo”.
Risponde Franco Bonisoli. Spiega il perché la scelta di
Moro, in quanto Presidente della DC partito di maggioranza. Partito Stato. Era
l’uomo del cambiamento, ma lo abbiamo capito solo dopo la sua esecuzione, dopo
il processo. Il papà di Agnese con le sue lettere indicò bene chi era “il
potere”… questa convinzione da uomo di “PCI” e sindacalista “FIOM” mi portò a
sacrificare la mia vita per l generazioni future, scendendo in clandestinità ma
visto il risultato, ho deciso di rifiutare la violenza per dirimere i
conflitti… mi ero fatto violenza prima a me stesso. Grazie alle leggi dello
Stato io e i miei compagni ci siamo dissociati e abbiamo scelto di rifiutare la
violenza come metodo di lotta, e visto che i giovani aderiscono ad immolare la
loro vita, mentre altri comandano per altri fini, abbiamo deciso che la
violenza non risolve… non ci fa stare meglio… quando si abbatte un dittatore ne
viene a beneficiare uno peggiore… la storia insegna… rivoluzione… poi
dittatura. Risponde Claudia: “Noi siamo i primi terzi, i parenti delle vittime.
Dopo una convivenza aspra capisci le ragioni, non perdoni subito, ma ti rendi
conto che la violenza non porta da nessuna parte… occorre che riparino con il
fare…”
Ripensando alle parole di Franco Bonisoli, l’ex
brigatista, di Agnese Moro e di Claudia, mi ritornano in mente le affermazioni
di mio padre Rinaldo e di mamma Clementina quando fu rapito Moro e sterminata
la sua scorta. “Vedi figliolo” (avevo 32 anni) ed ero impegnato nel sociale,
lavorando in banca avevo aderito alla Fabi poi alla Uil bancari e aiutavo la
parrocchia con la neonata Associazione “CCR Circolo Culturale Ricreativo” che
poi in seguito divenne ACR-CRV = Associazione Culturale Ricreativa – Centro
Ricerche Valassinesi. Dicevo i miei genitori e Don Alberto mi mettevano in
guardia dalle amicizie interessate e dalla politica, mi richiamavano al mio
dovere di figlio e a quello di padre. Papà Rinaldo mi chiedeva come mai non mi
fossi laureato in giurisprudenza o in scienze politiche visto che dopo aver
conseguito il diploma di ragioniere e perito al “Cattaneo” nel 1974 mi ero
iscritto all’università e con profitto macinavo esami su esami. Ricordo le
parole di mamma Clementina unite a quelle di Don Alberto “stai attento a chi
frequenti, non trascurare la tua famiglia e non essere troppo altruista non
impegnarti troppo in politica, non trascurare troppo Chiara e Matteo”. I miei
figli prediletti con i quali passavo tutto il mio pochissimo tempo libero…
sagge parole. Il sindacato mi permise di conoscere tramite la Fabi e la Uil
brave persone, ma anche persone senza scrupoli che si vendevano per un piatto
di lenticchie o ti vendevano con una facilità spaventosa. Ricordo che
affascinato da questa bella esperienza conobbi i responsabili del sindacato e
del partito a cui essi facevano capo e ne trassi un insegnamento utilissimo.
Mai fidarsi delle apparenze. Non mi lasciai coinvolgere nella lotta armata e
proseguii il mio cammino. Alcune cocenti delusioni mi aiutarono a riflettere e
a maturare. Le parole di pochi amici mi aiutarono a capire che dovevo
riflettere su come la lotta nella sinistra contrapponeva i partiti. Il PSI di
Craxi contro il PCI di Berlinguer, la mia militanza politica mi fece conoscere
Aniasi, Tognoli, Pillitteri e Borghini, i grandi sondaci socialisti milanesi e
con essi Mitterand il grande socialista francese, Lombardi e Craxi i
protagonisti socialisti che con Pertini e Berlinguer stavano cambiando l’Italia
e l’Europa unitamente a Moro e ad Andreotti. Il PSI – il PCI e la DC. Mi colpì
molto l’anticomunismo viscerale di alcuni di loro e l’intelligenza politica dei
protagonisti di quegli anni, soprattutto di Aldo Moro e di Bettino Craxi.
Berlinguer, Lombardi e Andreotti non li capivo. I vincenti erano Craxi e Moro.
Dialettica forbita e capacità di sintesi che mi affascinava. Ne parlai al mio
grande amico Don Alberto Rozzoni. Lo conobbi a Civenna quando arrivò, nel 1958,
a sostituire Don Caprotti. Ero un chierichetto biricchino, grazie a mia mamma
“casa e chiesa” e frequentando la parrocchia e l’oratorio ebbi l’occasione di
capire il volontariato. Poi quando mi trasferii a Milano e lasciai il mio
lavoro a Civenna, aiutato da zio Tommaso fratello di mio padre e attendente di
Dalla Chiesa, conobbi l’altro protagonista della vita italiana, un grandissimo
carabiniere che da protagonista illuminato, secondo me, fu il precursore della
giustizia ripartitivi. E purtroppo, sconfitto il terrorismo delle BR finì i
suoi giorni a Palermo. Don Alberto mi fece conoscere un altro grande
protagonista “l’Avv. Guazzetti”, ora capo della Fondazione Cariplo. Dicevo ne
parlai a Don Alberto che mi consigliò di respirare e ancora una volta pensare
alla mia famiglia, stavo preparando un esame pesante “procedura penale” e
decisi di prendere tempo preparando e dando “Criminologia”.. con il giudice
Galli… accadde un avvenimento tragico.. fu ucciso sotto i miei occhi il mio
docente… segue da www.acraccademia.it
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